IL REALISMO FANTASTICO DI JOHN CARPENTER
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a cura di Luigi De Angelis

Capitolo 4: Il seme della follia - Villaggio dei dannati

In the mouth of madness - Il seme della follia esce quasi contemporaneamente al remake de Il Villaggio dei dannati e rappresenta forse il piu importante film di Carpenter, anche se non il piu bello. La surreale storia vede il detective John Trent (interpretato da Sam Neill) incaricato di scovare l'autore di best-seller horror Sutter Cane, misteriosamente scomparso alla vigilia della pubblicazione del suo nuovo, annunciato, successo, "Il seme della follia-In the mouth of madness". Trent lo troverà ma verrà immerso in un'atmosfera da incubo, in cui finzione e realtà si sovrappongono fino a perdere entrambe di significato e non riuscirà ad impedire la catastrofe finale dovuta semplicemente ad un libro in grado di riscrivere la realtà. Come dice il personaggio di Sutter Cane a John Trent "Penso, dunque esisti", ed è questa infatti la principale chiave di lettura di questa apocalittica opera di fine millennio. I due mondi presenti nel film, cioé la finzione (quella generata dai romanzi di Cane) e la realtà (quella del detective Trent) finiscono per fondersi in un diverso e nuovo insieme nel momento in cui Trent scopre di essere solamente un personaggio generato dalla fantasia di Cane, anche se al suo "autore" egli si ribella. La rappresentazione filmica dell'orrore è anch'essa un'insieme di abusati luoghi comuni che a loro volta si richiamano a dei classici (i romanzi di Stephen King, persino un'auto-citazione de "Il villaggio dei dannati). La sensazione di deja vu che Trent prova nel sinistro paese contrario alle regole della geometria euclidea, è la stessa che prova lo spettatore messo di fronte alla rappresentazione di un secolo di cinema di genere. Non a caso questo film esce proprio nell'anno che celebra il centenario del cinema ed è forse quello, fra molte pompose e ridondanti produzioni, che meglio celebri l'avvenimento. Il contenuto metafilmico e metatestuale si spinge fino all'irrapresentabile, proponendo una visione della realtà mediata dalla fantasia, un film che corre disperatamente verso l'autodistruzione e si ripete infinitamente in un gioco di specchi caratteristico dell'impossibilità di annientamento dell'immaginato. Come lucidamente osserva Alberto Pezzotta su Segnocinema "è solo rischiando grosso e mettendo in scena l'irrapresentabile (come Carpenter ha fatto quasi sempre e con grande lucidità) che si può sperare di non essere scritti (o visti) (o sognati) da altri".

Quanto finora detto sembrerebbe però contrastare con l'altro film del regista, il remake de Il villaggio dei dannati. Abbandonate le precedenti ambizioni legate alla ricerca sperimentale, Carpenter firma un'opera che sembrerebbe richiamare lo spettatore all'innocenza. Remake forse superfluo (per quanto un film di Carpenter possa essere tale) di un cult movies 'povero' del cinema inglese anni '50, "Il villaggio dei dannati" non indulge sulla spettacolarizzazione dei fatti (in ciò contravvenendo alla sua nuova data anagrafica) ma cerca di riconiugare il vecchio modo di far cinema fantastico con temi ed atmosfere piu attuali. Nel racconto dei mostri nati per partogenesi e aventi fattezze celestiali, si cela la chiave di lettura di un'idea forse sorpassata legata al significato dell'apparire, ma Carpenter introduce un nuovo e non banale (né superfluo) elemento nella sceneggiatura originale che ne giustifica il ri-adattamento. L'empatia (non amore o amicizia o puro sentimento) che lega i bambini diabolici, scaturisce dal loro essere coppia, dall'avere un corrispettivo fisico che integri le loro azioni. L'unico bambino 'dispari, pur non differendo geneticamente dagli altri, si avvicina agli umani, alla donna che lo considera figlio, nel disperato tentativo di ritrovare un'integrità di cui è stato privato (lo ricordiamo, un bambino era nato morto). E' questa una sorta di lezione morale impartita in maniera inversa rispetto alla norma (il regista non si smentisce mai), che giustifica un'operazione cinematografica altrimenti priva di scopo.